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Progettare con il Design Thinking

Abbiamo visto in precedenti articoli cos’è l’approccio Agile allo sviluppo di software e abbiamo analizzato come funziona la metodologia Agile più diffusa: lo Scrum.

Sappiamo, dunque, che lo Scrum è “un framework per sviluppare e sostenere prodotti complessi”, una metodologia di lavoro per organizzare al meglio il proprio processo produttivo. Detto in modo semplice, può definire come è possibile realizzare delle soluzioni.

Ma come sapere quali sono le soluzioni migliori? O, più a monte, come individuare quali sono i problemi che queste soluzioni andranno a risolvere? Uno dei possibili sistemi per svolgere questa analisi è il Design Thinking.

 

Che cos’è il Design Thinking?

Il Design Thinking è un approccio incentrato sui bisogni dell’utente, dedito alla risoluzione di problemi mediante un insieme di strumenti, tecnologie, processi e pensiero creativo.
Tale approccio è stato codificato attorno agli anni 2000 da David Kelley, professore all’Università di Stanford e fondatore dello studio IDEO.

Anche questo – come lo Scrum – è un processo non lineare e del tutto iterativo e permette di definire (o ri-definire) i problemi principali, così da capire qual è la reale esigenza dell’utente e di conseguenza quali sono le soluzioni più efficienti e innovative.

 

 

Definire il giusto problema

Per capire il concetto, vediamo come esempio cosa è successo al Kingwood Trust, un’associazione di beneficenza britannica che aiuta adulti affetti da autismo o dalla sindrome di Asperger.

Katie Gaudion, un membro del design team, ha passato una giornata con Pete, un adulto affetto da autismo. Osservando Pete a casa sua, Katie ha notato una serie di comportamenti “distruttivi” – come, ad esempio, togliere pezzetti di pelle dal divano – e ha definito che il problema da risolvere era prevenire tale distruttività. Tuttavia, passando più tempo con Pete, mettendosi nei suoi panni e ponendo i suoi bisogni al primo posto, si è accorta di come, in realtà, queste attività fossero stimolanti e piacevoli per lui.

L’immersione di Katie nel mondo di Pete non solo ha prodotto una comprensione più profonda delle sue esigenze, ma ha messo in discussione un pregiudizio di base sugli utenti interessati, percepiti come persone con disabilità che dovevano essere tenute al sicuro.

Katie capì, dunque, che la domanda giusta non era come vietare i comportamenti distruttivi, ma come renderli più piacevoli e costruttivi. Grazie a questa ridefinizione del problema, il design team creò spazi abitativi, giardini e nuove attività volte a consentire alle persone con autismo di vivere una vita più piena e piacevole.

Immaginando di traslare questo caso d’uso al campo dello sviluppo software, è chiaro come, senza una comprensione simile della reale esigenza dell’utente target, anche il nostro processo avrebbe sicuramente fornito le soluzioni sbagliate.

 

Le 5 fasi del Design Thinking

Il Design Thinking è composto da cinque fasi principali, non da considerare per forza in ordine lineare. Come già detto, infatti, anche questo è un processo iterativo e in ogni momento è possibile – quando necessario – tornare sui propri passi e revisionare gli step precedenti.

 

Empathize

La prima fase ha come obiettivo conoscere l’utente e comprenderne i bisogni, i desideri e gli obiettivi, in modo da raccogliere informazioni sulle persone e sui loro problemi. È necessario condurre una ricerca per conoscere ciò che gli utenti fanno, dicono, pensano e sentono, mediante interviste e osservazioni dirette.

Define

Questa fase, basandosi sulle informazioni acquisite nella fase precedente, riguarda la definizione del problema dell’utente. È necessario definire le difficoltà e gli ostacoli che incontrano gli utenti e circoscrivere il problema che il team è chiamato a risolvere.

Ideate

Dopo aver acquisito una chiara individuazione dei problemi, si inizia a progettare le soluzioni. L’obiettivo è generare un gran numero di idee che il team può poi ridurre a quelle migliori, più pratiche e innovative.

Prototype

La quarta fase del processo consiste nella trasformazione delle idee in prototipi tangibili. Un prototipo è una versione ridotta, low-res del prodotto, che incorpora le potenziali soluzioni identificate nelle fasi precedenti.

Test

L’ultima fase è volta a testare come e con che vantaggi il prototipo realizzato risolve il problema degli utenti. Sulla base dei feedback ottenuti, il team di progettazione può rivedere l’elenco di potenziali soluzioni e strategie al fine di stabilire nuovi modi per risolvere gli stessi problemi.

 

 

Scrum e Design Thinking: guerra o amore?

Design Thinking e Scrum sono due approcci di origini concettualmente diverse: mentre lo Scrum è nato proprio come una metodologia agile per lo sviluppo software, il Design Thinking nasce in generale come metodo di innovazione incentrato sull’utente.

Tuttavia presentano anche delle similarità, tra le più importanti:

  • Sono processi iterativi e incrementali
  • Hanno regole chiare e passaggi da seguire
  • Evidenziano la centralità dell’utente nell’intero sviluppo del prodotto/servizio
  • Promuovono la collaborazione tra tutti coloro che sono coinvolti (team multidisciplinare, utenti, clienti…)

La natura di questi punti in comune porta alla facile unione dei due approcci, che in un certo senso possono completarsi a vicenda per creare un processo di sviluppo software vincente, funzionale e a basso rischio di errore.

È importante sottolineare che il Design Thinking non è utilizzabile esclusivamente all’inizio di un progetto Scrum. Essendo un processo iterativo, è possibile che, ad esempio, alla fine di uno Sprint (nel caso venga rilasciata una parte usabile del software), sia necessario analizzare o valutare nuovamente alcune idee per delle modifiche/implementazioni; questo può valere per ogni fase dello sviluppo.

 

Perché partire dal Design Thinking

Molte volte può succedere di iniziare i lavori prendendo in considerazione problemi che o sono troppo generali, oppure non quelli giusti da risolvere; per questo motivo è molto più funzionale validare i presupposti iniziali con l’utente finale, per assicurarsi di non spendere troppo tempo e soldi in qualcosa di cui non c’è veramente bisogno.

Grazie al Design Thinking è possibile portare al livello successivo la qualità ed efficienza di un prodotto/servizio, proponendo non solo le soluzioni corrette, ma anche le più creative e innovative, il tutto concentrandosi in primis sulla cosa più importante: i bisogni e le esigenze di chi ne usufruirà.