Ecco, è appena successo.
Di cosa sto parlando?
Provate a riguardare la prima frase che avete letto: alcune lettere sono ripetute più volte ma vengono rappresentate in modo diverso, la prima “E” è diversa dalla “e” contenuta nella parola “appena”.
Certamente, perché la prima è una maiuscola, mentre la seconda è una minuscola, direte voi.
Ma perché c’è questa distinzione? È nato prima il maiuscolo o il minuscolo?
E da dove derivano le lettere e i font che ancora oggi popolano le librerie dei nostri dispositivi digitali?
Facciamo un piccolo viaggio nella storia per scoprirlo!
Una scrittura dall’antica Roma
Per rispondere alle nostre domande dobbiamo tornare all’antica Roma e concentrarci su uno specifico monumento, la Colonna Traiana: i caratteri MAIUSCOLI che scriviamo e digitiamo ogni giorno derivano proprio da qui.

Le “nostre” maiuscole hanno un’origine epigrafica e derivano dal carattere lapidario romano, il cui principale riferimento è l’iscrizione alla base della colonna costruita nel II secolo D.C. per celebrare la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Traiano.
Questo tipo di scrittura, chiamata anche capitale monumentale, costituiva al tempo la vera “immagine coordinata” di Roma; basti pensare che persino la struttura del potere era riassunta nelle quattro lettere dell’acronimo SPQR (Senatvs PopvlvsQve Romanvs), una sorta di “marchio” che i cittadini romani potevano riconoscere in tutto l’Impero.
Ovviamente incidere dei tratti sulla pietra non era semplice come scriverli con una penna: le grazie o serif, ovvero gli allungamenti ortogonali che troviamo ancora oggi nei font cosiddetti graziati, sono nate proprio dalla difficoltà degli scalpellini di realizzare terminazioni nette e ad angolo retto.
La forma della capitale monumentale, così armoniosa e perfetta, è stata studiata da molti trattatisti che hanno cercato nella geometria il segreto delle sue proporzioni. Oggigiorno per riprodurre la bellezza di questo carattere possiamo ricorrere al “Trajan”, un font pubblicato dalla Linotype e creato ricalcando le lettere della Colonna Traiana.

Carlo Magno e la scrittura di cancelleria
Col passare dei secoli è avvenuto un processo di evoluzione e trasformazione delle maiuscole in seguito alla modifica del ductus, cioè il modo e grado di rapidità con cui viene tracciata la scrittura. I caratteri hanno assunto forme diverse: come quelle della capitale rustica, più informale e veloce rispetto alla monumentale, fino ad arrivare alle linee arrotondate della scrittura onciale, originata dall’esigenza di scrivere sempre più rapidamente.
Il secondo punto su cui dobbiamo concentrarci non è un monumento, ma una persona: Carlo Magno, che venne incoronato imperatore nell’800 DC. Durante il suo regno Carlo diede grande importanza alla scuola e all’alfabetizzazione, attuando un grande progetto di unificazione della cultura europea; tra le varie iniziative cercò di uniformare la scrittura per sradicare la confusa tradizione scrittoria nei territori dell’Impero.
Fu così che nacque la minuscola carolina (o carolingia), detta anche scrittura di cancelleria, che facilitò la trascrizione di testi classici agli amanuensi e, semplificando notevolmente la comunicazione internazionale, diede una nuova spinta alla rinascita e alla diffusione della cultura.
Avreste mai pensato che un carattere tipografico potesse arrivare a tanto?

È importante notare che da questa scrittura deriva un’altra delle caratteristiche che ancora oggi vediamo nei font: il contrasto, ovvero il rapporto tra lo spessore massimo e quello minimo di ciascun carattere.
Provate a scrivere un testo con un evidenziatore, dalla punta larga e piatta, senza modificare l’inclinazione con cui lo tenete in mano: ovviamente le vostre lettere non saranno linee con lo stesso spessore in tutti i punti.
Gli amanuensi usavano strumenti a punta tronca e fu proprio dal loro modo di scrivere che le lettere acquisirono il cosiddetto contrasto, riprodotto poi anche nei caratteri moderni.
Stupiti?
A proposito: è proprio in questo periodo che viene inventato il punto interrogativo, un’evoluzione della sigla qo, che stava per quaestio (dal latino, domanda).
Ma torniamo alla storia: dopo un periodo in cui cadde in disuso, la minuscola carolina venne ripresa dai primi umanisti del 300-400, i quali ritennero (erroneamente) che fosse la scrittura degli antichi romani. Sotto la spinta di Francesco Petrarca, che giudicava il carattere gotico in uso al tempo troppo artificioso e faticoso da leggere, svilupparono la minuscola umanistica rotonda, o Littera Antiqua.
Questa scrittura fu a sua volta il modello dei primi caratteri da stampa e quindi punto di partenza per la scrittura corrente latina, ancor oggi in uso presso tutti i popoli del mondo occidentale.

Font: questione di… carattere?
“Quando un progettista sceglie i caratteri tipografici da usare è come se stesse facendo un casting per un film”, afferma il designer americano Tobias Frere-Jones. Scegliere quale font utilizzare non è solo una questione di gusto personale: un font non deve essere semplicemente bello o leggibile, ma soprattutto deve essere adatto alla “parte” che deve recitare all’interno del progetto.
Un font non adatto potrebbe addirittura trasmettere un messaggio sbagliato o fuorviante. Insomma, optare per il primo font disponibile tra quelli proposti dal sistema operativo non è mai la soluzione migliore!
Abbiamo scoperto che la capitale monumentale ha costituito la vera e propria immagine coordinata dell’Impero Romano e che la minuscola carolina ha avuto un ruolo fondamentale nel progetto di unificazione dell’Impero di Carlo Magno.
Pensate ancora che la scelta del carattere giusto sia poco importante?
