“C’è troppo spazio bianco!”
Insieme a richiedere il logo più grande, questo è uno dei feedback più comuni quando si tratta di lavori di design o prodotti digitali. La popolarità di questa affermazione dimostra come il concetto di spazio bianco o vuoto sia poco compreso e quanto la sua importanza sia ampiamente sottovalutata.
Al di là dei gusti estetici personali è importante capire che lo spazio vuoto è un elemento di design esattamente come tutti gli altri, con le sue caratteristiche e soprattutto il suo fine preciso: la sua rilevanza può essere comparata a quella dei silenzi e delle pause all’interno di un brano musicale.
Nonostante questo, nella maggior parte dei casi il vuoto viene considerato uno spreco: si tende a pensare che la cosa più indicata sia riempire tutti gli spazi con più informazioni possibile, così che si presentino prima all’utente. Questo è di base un concetto errato, e nel mondo del design può essere identificato come horror vacui.
Che cos’è l’horror vacui?
“Horror Vacui” deriva dal latino e significa paura degli spazi vuoti. Mario Praz, un critico letterario, ha coniato il termine per descrivere l’atmosfera soffocante dell’arte Vittoriana: in quel periodo era comune ricorrere ad una sovrabbondanza di elementi per veicolare il messaggio di ricchezza, e per questo si voleva riempire anche lo spazio più piccolo in ogni tipo di decorazione.
In realtà esempi di horror vacui possono essere trovati anche in epoche più antiche e molto diverse tra loro: dagli oggetti dell’arte barbarica o longobarda al medioevo ellenico, dove gli spazi bianchi venivano riempiti con piccoli elementi decorativi in modo da non lasciare alcun “vuoto”.


Usato anche nell’arte e nella filosofia, oggi il termine viene traslato e ampiamente utilizzato anche nel mondo del design.
Nello specifico, nell’UI/UX design l’horror vacui può sia indicare genericamente un tipo di stile, oppure, come già detto, può essere utilizzato in modo negativo per indicare una UI troppo satura di elementi e/o informazioni.

Lo spazio vuoto nel design
Nell’UI/UX design, lo spazio bianco o vuoto – chiamato anche spazio negativo – è l’area che si estende tra un elemento e l’altro e talvolta nell’elemento stesso.
Come già detto molti lo considerano come uno spreco, ma la realtà è che è uno strumento fondamentale per bilanciare e organizzare al meglio il design, oltre che per mettere in risalto le azioni primarie. Troppe informazioni insieme possono confondere, e dunque creare frustrazione nell’utente. Siamo umani, non macchine: lo spazio vuoto ci calma, ci permette di “respirare”.
Non siete ancora convinti? Un esempio in cui è possibile constatare questo concetto in modo evidente è Google.

La pagina di ricerca più famosa del web, infatti, presenta un uso molto prominente del vuoto. In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da informazioni e input, atterrare su una schermata di questo tipo è sicuramente calmante: vedere poche cose che ingombrano lo schermo è un sollievo per gli occhi e la mente. Inoltre, lo spazio bianco mette in risalto l’unico elemento per cui l’utente è sulla pagina: cercare qualcosa!
Micro e macro spazi
Nel design, lo spazio vuoto viene categorizzato in due diverse tipologie in base alle proporzioni:
- Micro spazio: è quello che si può trovare tra linee di testo o paragrafi, include anche quello tra immagini o voci di un menù. Questo tipo di spazio ha un forte impatto sulla leggibilità: chiaramente è molto più difficile leggere un testo poco spaziato piuttosto che uno ben bilanciato.
- Macro spazio: è lo spazio più ampio che, in generale, si può trovare tra un contenuto e l’altro. Un esempio sono i vuoti a destra e sinistra che si trovano nella maggior parte delle pagine web. La sua funzione è fondamentale, perché, oltre che bilanciare tutto il design nel suo complesso, funziona anche come una sorta di guida per l’utente: determina i raggruppamenti tra elementi simili e ne stabilisce la gerarchia, mettendo in risalto quelli più importanti.

Riassumendo, dunque, lo spazio vuoto nel design:
- aumenta la leggibilità;
- mette in risalto gli elementi più importanti;
- chiarifica la divisione dei contenuti in gruppi;
- crea un senso di ordine e “calma”.

“C’è troppo spazio bianco!”
La maggior parte delle volte, dunque, un designer risponderà a questa affermazione con valide argomentazioni, diverse a seconda del caso, che non riguarderanno per forza fattori puramente estetici.
Potrebbe innanzitutto spiegare che l’utente cerca informazioni specifiche, e aggiungerne di superflue può confonderlo e non permettergli di trovare le azioni principali di cui ha bisogno; potrebbe anche rispondere che è necessario avere una gerarchia chiara e ordinata di elementi per far sì che l’utente riesca ad orientarsi nell’interfaccia senza problemi, oppure che il vuoto serve a creare ordine e pulizia.
In ogni caso, qualunque sia il motivo, è importante capire che sicuramente lo spazio bianco o vuoto è presente per un fine specifico e funzionale al successo del prodotto, e non solo per un mero gusto estetico di chi lo ha progettato.